Elif Erkan - In the Off Hours

22.02.2022

22 febbraio - 3 aprile 2022 

Opening: 22 febbraio 2022, dalle ore 16 alle 21


Testo critico di Valeria Schäfer


Renata Fabbri arte contemporanea è lieta di annunciare In the Off Hours, la prima personale in Italia dell'artista Elif Erkan (Ankara, Turchia, 1985). In mostra una serie di opere scultoree inedite, accompagnate da una proiezione video, che richiamano l'attenzione sui temi della sostenibilità ecologica e ambientale.


Attraverso un approccio orientato al processo, la pratica artistica di Elif Erkan indaga le connotazioni emotive e psicologiche interne alle strutture socio-economiche, politiche e culturali della contemporaneità. Tale dimensione, affettiva e mutevole, è al centro della produzione dell'artista, che si contraddistingue per l'utilizzo di materiali scultorei tradizionali combinati a elementi e iconografie del consumismo odierno e delle sue dipendenze. Mediante gesti seriali, di impressione, di accumulazione e rimozione, Erkan interviene in modo spontaneo sulla materia di cui si serve per creare le sue sculture, lasciando al comportamento irrazionale di questa, la facoltà di generare oggetti misteriosi ed accidentali. Questi oggetti, apparentemente contraddittori ma accomunati da una delicata organicità, conservano e sublimano nel loro stato "compiuto" l'impronta dell'azione trasformativa dell'artista, che ne ha definito la sembianza, rivelando, dietro un'illusoria solidità plastica, l'essenza transitoria e vulnerabile della stessa.

In occasione della sua prima mostra in galleria, Erkan presenta una produzione di nuovi lavori che, legati a una sua esperienza personale su una nave da crociera, interrogano la presunta sostenibilità ambientale delle compagnie di navigazione turistiche - decantata dalle stesse come primaria responsabilità aziendale. Allestite alle pareti della galleria, una serie di sculture realizzate con una plastilina biodegradabile che allude, a livello cromatico, alla natura pericolosa e al contempo vitale dell'acqua del mare. Ricavati dal calco di imballaggi o, ancora, utilizzando frammenti di manifesti pubblicitari presenti sulle navi per incrementare la sensibilità ecologica dei passeggeri e dei dipendenti, tali ambigui artefatti palesano l'ipocrisia di un sistema mascherato da allettanti promesse: volto al profitto economico a scapito della salvaguardia ambientale.


In dialogo con le opere a parete, un gruppo di sculture dalla forma stalagmitica, disseminate sulla pavimentazione e composte di un amalgama di argilla, gesso e cemento, sembrano trasportarci nell'abisso del mare, nei recessi del pianeta terra, nel flusso incessante, silente e opulento, degli scarti globali. Collegate fra loro da lunghe catene, le sculture "connotano" gli ambienti espositivi, simulando - attraverso una struttura divisoria e labirintica - i lunghi momenti di attesa in coda che i turisti trascorrono prima di salire a bordo. Così sospese, come in stato di "potenziale attivazione", le opere in mostra - accompagnate da una proiezione video caratterizzata da una dimensione intima e partecipativa - guidano l'osservatore, invitandolo a meditare sul valore di un tempo che, svincolato da impegni e restrizioni, possa indurlo nella formulazione di un pensiero critico sul mondo: una sorta di intervallo, appunto, in cui è possibile fare esperienza di un pensiero diverso.

Elif Erkan (1985, Ankara, Turchia) vive e lavora a Vienna. Ha conseguito il Master in Belle Arti presso l'Otis College of Art and Design di Los Angeles (2016) e la laurea presso la Städelschule di Francoforte sul Meno, Germania (2013). Tra le mostre personali recenti: Where you they form, The Pill (Istanbul, 2020); What is that possesses me, Weiss Berlin (Berlino, 2018); Ex Oriente Lux, Park View (Los Angeles, 2016); Standards for Living, Maison des Arts, (Bruxelles, 2015); Konzentration der Kräfte, Portikus, (Francoforte, 2015). Ha partecipato a varie mostre collettive, tra le quali: Biennale Sculpture Garden, a cura di Devrim Bayar (Ginevra, 2022); Desilusionarium V, Night Gallery (Los Angeles, 2021); What Remains Is What The Poets Found, PS120 (Berlino, 2018); Work Loves Me, Lanserhaus, Appiano sulla strada del vino (Italia, 2018); LA Should Die Vor Glück, Just Married (Alhambra/Los Angeles, 2017); The New Normal, Ashkal Alwan (Beirut, 2017); Paroxysm of Union, Kunsthalle Freeport Union (Atene, 2017); The New Normal, Supa Salon (Istanbul, 2017); We remember it for you wholesale, CTA Building, Sydney (Australia, 2017); Cum-Ex, Kunsthalle Freeport Union (Berlino, 2017); We remember it for you wholesale, Part II, Minerva (Sydney, 2017); Home, Night Club (Chicago, Illinois, USA 2016); Capital. Debt, Territory, Utopia, Hamburger Bahnhof, (Berlino, 2016); Gut Instinct, The Gluckman Museum (Cork, Irlanda, 2016); The Social Register, Park View (Los Angeles, 2015); A Possible Collection, Honolulu (Zurigo, 2015); Career Woman, Holz Kohle Koks (Berlino, 2015); Villa Aurora Revisited, organizzata da Park View, Balice Hertling (New York, 2015); Cookie Gate, Ellis King (Dublino, 2015); Caught in the Act, Kriya 3000 (New York, 2015); My, My a Body does get around, Wilfried Lentz Gallery (Rotterdam, 2015); Lemon Leaves, Villa Aurora (Los Angeles, 2015).

Tra le sovvenzioni ricevute: Hessiche Kulturstiftung (2020); Paris Studio Residency (2016); Villa Aurora Berlin Fellow (2015). Ha partecipato a diverse residenze: La cité internationale des arts (Parigi, 2020/2021); Eau et Gaz, Appiano sulla strada del vino (Italia, 2018); Villa Aurora Berlin Fellowship (Berlino, 2016); WIELS Residency Program (Bruxelles, 2014).

- Immagine di copertina: Elif Erkan, Cleanmarine, 202, amido di mais, aceto, olio minerale, ossido di ferro, colla, puzzle, 40x50 cm. Courtesy l'artista e Renata Fabbri arte contemporanea, Milano.

- Foto 2. Elif Erkan, Thank You, 2021, amido di mais, aceto, olio minerale, ossido di ferro, colla, puzzle, 40x60 cm. Courtesy l'artista e Renata Fabbri arte contemporanea, Milano.


TESTO CRITICO

Elif Erkan

In the Off Hours di Valeria Schäfer


And since there are all those ships,
I can stick myself to,
traveling is as uneventful as it was never before.


Tutto è in continuo movimento. La globalizzazione ha alterato i meccanismi di distribuzione alimentare, lo shopping online è diventato un atto quotidiano e in qualsiasi momento dell'anno è possibile salire a bordo di navi da crociera, simili a massicci villaggi galleggianti, che invadono gli oceani. È sostenibile tutto ciò? Giova al nostro pianeta?
La risposta è scontata, tuttavia questo meccanismo difficilmente avrà fine. È a partire da queste riflessioni, che investono tematiche socio-ecologiche, che Elif Erkan sviluppa la propria ricerca artistica.

Viviamo in una società condizionata dal consumismo. Walter Gropius sarebbe entusiasta della forma e della funzione impeccabile del packaging contemporaneo, progettato per rendere sempre più efficiente la spedizione di merci e per essere poi gettato dopo l'utilizzo. Al centro della pratica artistica di Erkan è l'esaltazione dello scarto, reso tangibile attraverso la riproduzione di resti di imballaggi, che l'artista ricrea utilizzando una plastilina biodegradabile autoprodotta. Simili ad oggetti in plastica,

gli artefatti ottenuti - allestiti alle pareti della galleria - sfuggono a qualsiasi tentativo iconografico. Tale ambiguità riecheggia nell'opera How to wait: una serie di sculture in argilla che condensano in un unico corpo l'idea di barriera e di stalagmite, di uomo e di natura, evocando uno stato di attesa e sollevando al contempo riflessioni sul futuro.
La natura impiega secoli affinché il processo di cristallizzazione di una stalagmite raggiunga notevoli dimensioni. Quanto tempo, invece, noi siamo disposti ad aspettare? Quanto può pazientare ancora la terra? Indubbiamente la velocità con la quale il mondo sta cambiando mette a dura prova l'ecosistema del nostro pianeta. In questo senso,

il video Sometimes, when I'm drifting (2008-2022) può essere interpretato come un auspicio e un'ipotetica risposta alle domande dell'artista. In primo piano, leggere onde si infrangono sugli scogli, mentre l'immagine evanescente di una medusa fluttuante, scandisce la narrazione accompagnata dalla voce di Erkan che ne riporta i pensieri. All'orizzonte, una nave da crociera va verso il tramonto oscurando lentamente gli ultimi bagliori. La visione non potrebbe essere più idilliaca, ma Erkan ci mette in guardia dalle illusorie, benevoli promesse delle compagnie di navigazione. Esse ci appaiono come un puzzle incompleto, decifrabile ma irrisolto, che si offre nella sua frammentarietà. 

*Accesso libero.

Il Super Green Pass è richiesto all'ingresso. 

Ufficio stampa: Sara Zolla

T. +39 346-8457982 | sara@sarazolla.com


RENATA FABBRI arte contemporanea

Via A. Stoppani 15/c, 20129 Milano

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T. +39 02 42449047
Orari galleria:
martedì-sabato
15.30 - 19.30
lunedì su appuntamento  


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