Emilio D’Elia: Ápeiron – Visioni d’Infinito

10.01.2022

edited by Azzurra Immediato

I di-segni

vestono

attimi cosmici

di pure essenze

universali

Emilio D'Elia


Versi di infinito, che rincorrono cromie, stratificazioni materiche di carte e visioni, in cui fantasia, incanto, realtà, sogni e stupore trovano modo di dialogare sì da fondare una cosmogonia inusitata, capace di avvolgere chi entra in contatto con le opere dell'artista pugliese Emilio D'Elia, protagonista, fino al 12 gennaio, della personale Ápeiron - Visioni d'Infinito, a cura di Cecilia Pavone, nelle originali sale del Museo Nuova Era a Bari.

"Ecco dunque disvelato, in tutta la sua luminosità e vividezza, l' "Uomo di Cosmo", in viaggio verso il ricongiungimento all'Uno originario, con le sue visioni d'infinito composte da evanescenti armonie celesti, esplosioni di luce, scintillanti costellazioni iperuraniche. Un percorso tra i paesaggi dell'inconscio, costituiti da mari profondi, assimilabili al liquido amniotico e solcati da navi che conducono verso l'ignoto e da cieli quasi metafisici, sospesi nell'ápeiron."

Le parole di Cecilia Pavone sublimano e rendono l'essenzialità della grammatica di D'Elia, che intercetta, nel caso della personale Ápeiron - Visioni d'Infinito, le radici che, in greco antico designavano il lemma ἀπείρων: illimitato, privo di perimetro, ovvero, infinito. In tale solco che pare senza confini, la materia di Emilio D'Elia segue il principio archetipico di Anassimandro, secondo cui 'Principio di tutte le cose che sono è l'illimitato, donde le cose che sono hanno una generazione, è là hanno anche il dissolvimento secondo necessità- infatti, esse pagano l'una all'altra la pena e l'espiazione dell'ingiustizia secondo l'ordine del tempo'.

Entro gli inafferrabili processi delle idee, Emilio D'Elia - come ho avuto modo di sottolineare in altra occasione - narra quel varco che si intravvede tra la dimensione reale e inconscia, materiale ed intangibile che, seppur abitata dalla forza del segno in dispersione e della potenza cromatica, si sostanzia di filosofia.

Un modus operandi che rinvia agli anni romani e a quelli parigini, in cui D'Elia ha potuto conoscere e frequentare da vicino taluni linguaggi artistici di cui resta traccia, in particolare, nella tensione mnestica ed inconscia di matrice simbolista francese. È così che, avanzando nelle sale del Museo Nuova Era di Bari, nel pieno centro storico della città, riecheggiano tali 'visioni d'infinito', in una sorta di percorso evocativo più che meramente espositivo, poiché, come evidenziato nel catalogo di mostra, lega alle parole di Plotino tale relazione: 'L'insegnamento giunge solo a indicare la via e il viaggio, ma la visione sarà di colui che avrà voluto vedere.'

Vedere, guardare, osservare: i sensi, il corpo e la mente compartecipano al dialogo con la pittura e l'arte di Emilio D'Elia, poiché nulla è conchiuso e le forme che ritroviamo nelle sue opere immergono le nostre percezioni in un altrove misterico di cui, d'un tratto, non ci interessa scoprire oltremodo notizie, poiché la fascinazione è talmente viscerale da permeare il tempo e lo spazio oggettivi che esse abitano.

Emilio D'Elia intende 'rendere visibile l'invisibile', sta a noi riuscire a comprendere la via tracciata dall'artista...

In foto: dal progetto Ápeiron - Visioni d'Infinito, opere ed installation view, Museo Nuova Era, Bari. Courtesy l'artista.