Franco Pagetti, Tutte le guerre. Fotografie 1998-2019

07.06.2022

edited by Azzurra Immediato

Dal 13 maggio al 30 settembre 2022 il Palazzo Senza Tempo di Peccioli (PI) ospita la mostra "Tutte le guerre. Fotografie 1998-2019" di Franco Pagetti, uno dei più autorevoli fotoreporter internazionali. La mostra è stata inaugurata nell'ambito della kermesse Pensavo Peccioli, curata da Luca Sofri, che nel testo di presentazione scrive: "L'invasione russa dell'Ucraina, le sue stragi e le sue distruzioni, le persone che sono vittime, sono di nuovo raccontate dalle immagini dei fotoreporter di guerra, anche in questi tempi di social network, influencer e cambiamenti nella comunicazione di ogni cosa. E sono immagini che da una parte sembrano sempre le stesse, per ogni guerra, e dall'altra rinnovano il loro effetto e la loro capacità di mostrare cose terribili e incredibili e che pensavamo lontane: lontane nel tempo o lontane nello spazio. Ma le guerre non hanno mai smesso di essere combattute e di essere usate per avidità, prepotenza, ignoranza, e niente come le immagini dei fotoreporter ha cercato di ricordarcelo anche negli anni passati, quando la guerra in Europa ci sembrava impensabile. Le foto di Franco Pagetti, fotoreporter che ha seguito alcune delle guerre recenti più lunghe e gravi, sono fra quelle che con più insistenza e professionalità hanno anticipato quello che saremmo tornati a vedere quest'anno."

Pagetti è un fotografo italiano che negli ultimi due decenni ha lavorato per agenzie e giornali internazionali soprattutto sulle crisi e sulle guerre internazionali, tra cui quelle in Afghanistan, Kosovo, Sierra Leone, Timor Est, Libia, Siria e Iraq. È nato a Varese nel 1950 e ha iniziato ad occuparsi di fotografia negli anni Ottanta nel campo della moda, per poi dedicarsi alternativamente a moda e fotogiornalismo e passare esclusivamente al reportage dalla fine degli anni Novanta. È conosciuto soprattutto per la sua copertura per il magazine Time della guerra in Iraq, dove ha vissuto per sei anni, dal 2003 al 2008, raccontando la guerra, la caduta del regime di Saddam Hussein, l'ascesa dei gruppi terroristici e insurrezionalisti e la guerra civile. Il suo lavoro è stato anche al centro del film-documentario Shooting War della regista canadese di origine irachena Aeyliya Husain, presentato al Tribeca Film Festival del 2017. Tra i suoi lavori più conosciuti c'è The Veils of Aleppo, sulle tende di Aleppo, realizzato nel 2013. Con questo progetto, Pagetti ha provato a cambiare modo di fotografare la guerra e i soggetti delle sue immagini: non persone morte, ferite o armi, ma le tende colorate che vedeva per strada e una riflessione su come è cambiato il loro utilizzo. Se prima le tende erano un oggetto quotidiano per proteggere la privacy di una famiglia, o ripararsi dal sole, adesso sono cucite insieme dalle donne e messe in mezzo alle strade per proteggere gli uomini della famiglia dai cecchini.

"Ho trascorso oltre 20 anni a fotografare la guerra: Afghanistan, Kosovo, Timor Est, Kashmir, Palestina, Sierra Leone, Sud Sudan, Siria" racconta lui stesso. "Ogni volta mi sono confrontato con la violenza e l'arbitrarietà dei conflitti, da cui è estremamente difficile tenersi a distanza. Queste fotografie hanno l'intento di informare e testimoniare le sofferenze subite dalle vittime dell'assurdità della guerra. Credo profondamente nel ruolo essenziale dei fotogiornalisti come testimoni. Come risultato di una riflessione che si è sviluppata dentro di me durante questi diversi reportage, durante il mio ultimo viaggio ad Aleppo, in Siria, nel 2013, ho sentito che potevo fotografare il conflitto in un modo diverso. In maniera più distanziata, ma allo stesso tempo molto rivelatrice della vita degli abitanti di una città devastata dai bombardamenti. Forse un modo più accessibile anche per lo spettatore, perché meno pieno di ruvida violenza. Ho scelto di fotografare dei pezzi di stoffa, dei veli, che hanno invaso la città distrutta di Aleppo. Sono uno spettacolo familiare a chiunque sia stato in prima linea nella città siriana assediata di Aleppo: tende a righe, un tempo tende da sole, [...] sono appese tra gli edifici (quello che ne resta) e tra le strade. Hanno lo scopo di oscurare la visuale di un cecchino, fornendo una piccola misura di protezione da un assassino in agguato nell'ombra di quartieri abbandonati e devastati. Per i residenti, anche il compito più semplice, come andare in una panetteria o cercare acqua potabile, può essere una corsa straziante attraverso una strada con nient'altro che un pezzo di tessuto come copertura. Il velo ha sempre svolto un ruolo importante nella cultura del Medio Oriente. Quello che le donne indossano, ma anche quello che nasconde le aperture delle abitazioni, è in ogni caso un modo per nascondersi alla vista degli altri, dall'esterno, per preservare l'intimità. Mi sono reso conto che questa serie di fotografie consisteva in una forma di distanziamento. Un modo per proteggermi, per svelare la bellezza di questo Paese che, nonostante tutto, ha continuato ad esistere. Sento che la posta in gioco in questa serie è la stessa: protezione e rivelazione della bellezza. La mia è una reazione umana per proteggermi dall'orrore dal mondo in cui camminavo: concentrarsi su un elemento di bellezza nel caos, o creare una distanza tra me e gli eventi. Io proteggevo la mia stabilità mentale, i siriani la loro vita."

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FRANCO PAGETTI|TUTTE LE GUERRE. Fotografie 1998-2019

13 maggio - 30 settembre 2022

Palazzo Senza Tempo | Via Carraia, 13, Peccioli (PI)

Ingresso libero | Orari: tutti i giorni dalle 9.00 alle 21.00

Info: info@pensavopeccioli.it - www.pensavopeccioli.it


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