HERBARIUM. I fiori sono rimasti rosa. Alessandra Calò & Lavinia Turra: arte e moda oltre il tempo

HERBARIUM. I fiori sono rimasti rosa. Alessandra Calò per Maison laviniaturra, Bologna.
©Photo & Courtesy l'artista
Esiste un vero confine tra Arte & Moda? Esiste un confine concettuale tra una Artista ed una Stilista? Qual è, se c'è, il limite il cui valicamento trapassa l'eventuale barriera tra queste due dimensioni?
Naturalmente è un interrogativo che reca con sé un insieme di quesiti, di riferimenti e di dinamiche storiche, sociali e culturali di non poco conto. Esistono forse due mondi, due universi paralleli che paiono procedere secondo binari differenti eppure, se ben guardate nel passato e se scorgete verso il futuro, vi accorgerete che il presente è il luogo in cui, molte volte questi modi di operare con le idee e con la materia si intrecciano in maniera originale, sì da tessere una inestricabile trama, non a caso.

HERBARIUM. I fiori sono rimasti rosa. Alessandra Calò per Maison laviniaturra, Bologna.©Photo & Courtesy l'artista
Per questo motivo, in maniera del tutto sorprendente, EXPLORATIONS - Beyond The Borders sembra non muoversi oltre i confini della città in cui vivo, Bologna, mentre, in verità, si inerpica in spazi e tempi lontanissimi, a cavallo tra millenni, storie, racconti, tecniche e trame che abbracciano universi apparentemente non dialoganti: quelli degli archivi storici, quelli della fotografia e delle sue tecniche antiche, quelli delle fragilità umane, quelli della moda, quelli dell'arte femminile, quelli della natura, quelli dell'impeferzione.
Tutto questo ha un nome: HERBARIUM. I fiori sono rimasti rosa, un progetto dell'artista Alessandra Calò, realizzato in una prima fase a Reggio Emilia, con il laboratorio di Città senza barriere, i Musei Civici di Reggio Emilia e il Festival Fotografia Europea 2022, poi tradotto in una mostra ed un libro d'artista edito da Studio Faganel, protagonista di un talk in occasione di PhMuseumDays e trasformato, in maniera incantevole ed immaginifica in una mostra site specific a Bologna, in un luogo dalla storia affascinante: l'atelier di moda Maison laviniaturra, le cui padrone di casa, la stilista Lavinia Turra e la designer Cecilia Torsello hanno accolto la nuova metamorfosi del progetto di Alessandra Calò, 'modellandolo' secondo le linee di un itinerario intrapreso dalla stilista bolognese che insiste sulla collaborazione intellettuale e manifatturiera tra la sua moda e artiste con differenti linguaggi e poetiche. Una visione che ha segnato nella primavera 2022 la prima tappa con la mostra di Mirta Tagliati e la curatela di Marinella Paderni, la seconda tappa con le opere di Marina Gasparini e la terza tappa con Alessandra Calò - e l'onore di aver potuto curare questo progetto - mentre il percorso avanzerà con Valentina D'Accardi e Malena Mazza.
Se volessimo qui ripercorrere la 'geografia' di questa intuizione di Maison laviniaturra, dovremmo guardare indietro alla carriera della stilista per trovare il punto in cui Arte & Moda combaciano, insieme con una visione ancor più ampia, quella che fonde Arte & Impresa come crogiuolo di Art Thiking e che pone al centro della riflessione il lavoro e la ricerca delle artiste.
L'Atelier, così, attua una sorta di metamorfosi, somigliando ad una Wunderkammer nella quale l'immaginifica evocazione del fare arte e del valore dell'estetica raggiunge un apice prezioso: entrare a far parte del vivere quotidiano.
HERBARIUM. I fiori sono rimasti rosa. Alessandra Calò per Maison laviniaturra, Bologna.
©Photo & Courtesy l'artista
©Photo & Courtesy l'artista
HERBARIUM ha preso avvio da un laboratorio che Alessandra Calò ha intrapreso con le persone fragili dell'Ass.ne Città senza barriere e che si è mosso a partire da una sensazionale scoperta: un antico erbario dell'Ottocento, di un giovane adolescente che, per diletto e passione, aveva raccolto piante e fiori annotandoci i suoi pensieri. Custodito in un armadio dei Civici di Reggio Emilia, questo prezioso reperto è divenuto oggetto di indagine e attuazione nel presente: 4 mesi in cui i partecipanti, insieme all'artista, hanno raccolto e studiato erbe spontanee - ed erbacce - per creare nuovi erbari e trasformarli, attraverso le antiche tecniche di fotografia, come calitipie e rayogrammi, in opere di stratificazione mnemonica, storica ed artistica, mostrando, inoltre qualcosa di unico: l'imperfezione come elemento di straordinaria realtà.

Con Città senza Barriere, in Maison Laviniaturra. Ph. Credits Fabrizio Cicconi
Ed è così che, attraversando confini geografici e spaziotemporali, la stilista Lavinia Turra ha dato vita ad una collaborazione con l'artista Alessandra Calò, affinché HERBARIUM. I fiori sono rimasti rosa entrasse in Atelier come un flusso ipnotico e surreale, la cui evocazione si tramutasse, inoltre, nella creazione di capi unici di moda, realizzati con sete che la Calò ha creato con erbe, tinte madri ed antiche tecniche di stampa e lavorazione. Capi unici, scampoli d'arte, creazioni stilistiche che tutti, l'artista compresa, hanno scoperto la sera dell'opening, in una nuova e felice trasmutazione, volta a dar continuazione a quel fil rouge di meraviglia, sorpresa e stupore con cui il progetto era nato. - Si pensi che 'i fiori sono rimasti rosa' è una frase stupita, e stupenda, detta da una partecipante al laboratorio reggiano che, tra le carte dell'antico taccuino, ha scoperto che alcuni fiori conservati avevano mantenuto ancora intatto il proprio colore. -
HERBARIUM. I fiori sono rimasti rosa. Alessandra Calò per Maison laviniaturra, Bologna.©Photo & Courtesy l'artista
Quando Lavinia Turra mi ha chiesto di scrivere il testo critico della mostra, ho avuto il piacere sia di conoscere direttamente e da più vicino la poetica di Alessandra Calò, sia il progetto d'arte che l'Atelier della stilista bolognese ha intrapreso. D'improvviso, i confini tra i mondi e i tempi si sono dissolti, nella calura emiliana e nella mediazione che l'immagine sa portare.
I non luoghi della dimensione mnestica hanno la capacità di definire scenari inimmaginati ed inconsueti, delineando, tuttavia, itinerari spesso ammantati di stupore e maraviglia... ed è probabilmente nella costruzione per affezioni - consce od inconsce - che si edifica una stratificazione di matrice ontologica, materica ed immaginifica in grado di gemmare una sorta di compendio attraverso cui agguantare ciò che è destinato all'oblio.
La ricerca che riconosce l'animo umano come abitante di questa terra, con il suo mistero esistenziale e la sua attesa immanente, è parte dell'abbecedario attuato da Alessandra Calò, nei suoi progetti artistici ed in particolare da Herbarium. I fiori sono rimasti rosa che approda nell'Atelier Maison laviniaturra seguendo i prodromi di un percorso al femminile avviato la scorsa primavera.
Cosa, dunque, intende narrare Alessandra Calò? Il suo linguaggio precipuo, quello fotografico, si innerva in maniera profonda con una semantica costruttiva di percorsi visivi che affondano le loro radici in passati condannati all'obnubilamento e che, al contrario, trovano nella sensibilità dell'artista - e del suo occhio principe - la salvezza dalla dispersione. La stratificazione di storie, immagini e linguaggi racconta la memoria di visioni altre, secondo un processo che l'artista definisce pari alla percezione dell'essere umano quale risultanza di svariate sovrapposizioni, sì da far somigliare la sua ricerca ad una archeologia di matrice antropologica che fa del medium e del linguaggio fotografico - debitamente modellato - il proprio cahier.
dal testo critico di HERBARIUM. I fiori sono rimasti rosa, Alessandra Calò per Maison laviniaturra, settembre-ottobre 2022

HERBARIUM. I fiori sono rimasti rosa. Alessandra Calò per Maison laviniaturra, Bologna.©Photo & Courtesy l'artista
In tal maniera, Alessandra Calò ha dato vita ad un suggestivo corpus di lavori che aderisce a gradienti espressivi affidanti alla Natura e all'Umanità il ruolo attoriale cardine attorno al quale dipanare una coralità di significazioni. Il legame atavico ed ancestrale tra l'Uomo e la Natura, difatti, raccontano di un appartenersi frutto della lotta eterna tra Eros e Thanathos e Alessandra Calò, nella sua sperimentazione, ha sempre lasciato emergere tale volontà di analisi - basti pensare ad uno dei suoi primi lavori di doppia esposizione fotografica che, come ricordato da Ella stessa, giunse a ideazione dopo la lettura de 'Le Metamorfosi' ovidiane -.
Il corpo, inoltre, come la pelle, assurti ad emblemi ed ostaggi del tempo, divengono ancore aggrappate alla memoria ed alla sua narrazione, entro il cui solco l'artista ne definisce l'esemplificazione:
'Il corpo, cosi come la fotografia e l'immagine in generale, è un mezzo di comunicazione, un simbolo, un supporto, una responsabilità. Spetta a noi caricarlo della forza necessaria per far arrivare a destinazione il messaggio. Per me, non è solo rappresentazione umana ma anche concettuale e cerca di raccontare in modo simbolico e metaforico qualcosa. Il corpo - se vogliamo approfondire il suo significato nei miei lavori - diventa un sistema di segni che va decifrato.'
Alessandra Calò

HERBARIUM. I fiori sono rimasti rosa. ©Photo & Courtesy l'artista
HERBARIUM. I fiori sono rimasti rosa. ©Photo & Courtesy l'artista
Il mio modo di esplorare oltre quei confini che troppo spesso generiamo per sentirci al sicuro, per allontanare le persone fragili, le loro acute sensibilità, lo stesso timore che ci lascia superbamente supporre che le erbacce, imperfette per natura, siano velenose, ha dato luogo ad una costruzione di parole che ha tentato di mescolarsi, in qualche modo, al lavoro portato avanti dapprima da Alessandra Calò e poi nella collaborazione alchemica con Lavinia Turra:
Nell'itinerario di decifrazione entra, pertanto, con la sua lirica visione, Herbarium. I fiori sono rimasti rosa; il progetto, nato attorno alle antiche collezioni botaniche custodite preziosamente dai Musei Civici di Reggio Emilia, ha posto in relazione fotografia, arte e fragilità. "Herbarium nasce da un'idea di inclusione - tematica condivisa dal progetto "Incontri! Arte e persone". Mi sono chiesta se la fragilità può essere considerata risorsa e se io stessa potevo trarre ispirazione dal margine per realizzare un'opera" svela l'artista che, insieme con sei persone considerate fragili ha realizzato a Reggio Emilia un'epitome installativa, un erbario, per l'appunto, costituito da vari supporti per opere compiute con l'uso di antiche tecniche fotografiche a contatto.
Herbarium, sviluppandosi in una forma composita di teche, stratificazioni di supporti e scrittura, sembra perimetrare una dispersione di storie, di soggetti, di un tempo passato e di visioni in grado di porre in stretto dialogo il presente, il suo processo di analisi ed un trascorso altero che Alessandra Calò, insieme alle sei persone che l'hanno accompagnata nei Musei Civici di Reggio Emilia, ha ricostruito in maniera simbolica, frutto di una armonia oggettivata dal raccordo tra il processo fotografico e il fine semantico iniziale. Se la sovrapposizione, invero, definisce una sorta di 'scrittura fotografica' attribuibile alla Calò, Herbarium è sublimazione di un cammino che si è mosso a partire dall'osservazione delle antiche raccolte naturalistiche sino alla realizzazione di un erbario rayografico, processo attuante il 'tentativo di comprendere la fotografia contemporanea teso alla realizzazione di una performance dove le mani dei protagonisti rappresentano il gesto immaginato. A sigillare l'esperienza, parole antiche ma allo stesso tempo familiari, ritrovate: un ponte temporale che ci ricollega con il nostro passato'.
Un'esperienza che ha scelto di radicarsi in una ramificazione di rarità, umane e naturali, attraverso cui, inoltre, la sperimentazione continua - legata a doppio filo con la relazione tra λόγος e τέχνη - per farsi esegesi della meraviglia dell'imponderabile, della bellezza che rimanda alla dimensione essenziale dello spirito e che fa persino del difetto, dell'imperfezione, il carattere di una plusvalenza ontologica avente luogo nell'alveo della purezza umana, laddove la verità non è una certezza bensì una pluralità di punti di vista tali da rendere veritiere talune dinamiche.
In tale svelamento, Alessandra Calò, ha scelto di dar nota, sin da subito, di una descriptio percettiva che arriva al pubblico sin dalla lettura del titolo del progetto Herbarium. I fiori sono rimasti rosa; nella titolazione lo status di conservazione dei fiori è divenuta parte integrante del processo speculativo e di costruzione armonica nell'ambito del lavoro di gruppo, poiché, in un archivio tendenzialmente monocromatico per motivi chimico fisici, la scoperta di petali rimasti, dopo anni, del colore originario, è apparsa come un dono prezioso e raro. E se 'i fiori sono rimasti rosa' era frutto dello stupore di una persona del gruppo di lavoro dei Musei Civici, Alessandra Calò rivela di adorare 'questa frase perché mi fa riflettere sul "rimanere" che è una condizione legata al tempo e che si scontra con la natura umana - provvisoria e temporanea.'
Nello scorrere di istanti prolungati per decenni, dunque, Herbarium svela nuova luce. Dalla tecniche della calotipia e del rayogramma, capaci di generare una fenomenologia carica di pathos e latrice di una profondità esistenziale che agguanta la asperità spaziotemporali, sino alla liaison con antiche testimonianze scrittorie, Alessandra Calò ha potuto confrontare mutamenti e consonanze di suggestioni, frutto di echi ottocenteschi.
Tra i taccuini e gli erbari di Filippo Re, custoditi a Reggio Emilia, infatti, il gruppo della Calò ha scoperto un quaderno del 1883, appartenuto all'allora quattordicenne Antonio Cremona Casoli. "Sulla prima pagina, di suo pugno, è riportata una lettera di 'giustificazione' per chiunque avesse ritrovato quell'erbario: era fatto per diletto e non per scopo scientifico. Era stato fatto per passione, per ricordo delle stagioni, per non dimenticare i fiori del giardino... Per fermare la giovinezza? Questo erbario aveva qualcosa di romantico (ed anche l'epoca lo confermava). La scrittura riportata al fianco di ogni specie era un frammento di esistenza, una parola 'familiare'" (a volte in dialetto) che dall'Ottocento ad oggi era rimasta invariata. La calligrafia di Antonio, oltre a denotarne il carattere, si è fin da subito trasformata in un ponte temporale che ha abbattuto qualsiasi barriera. Non c'è stata azione compiuta da me e il gruppo in cui non ci si chiedesse 'lui' cosa avrebbe detto" racconta l'artista.
Un simile lavoro richiede familiarità con l'altro da sé, affezione con la migrazione di storie e identità, di memorie e visioni sopite, la cui emersione può persino portare a conseguenze indesiderate. Tuttavia, poiché il potere, la potenza della fotografia e la capacità generatrice delle opere d'arte oltrepassano qualsivoglia limite, ecco che Herbarium edifica un nuovo processo cosmogonico.
Tale novella cosmogonia costituisce frammenti di un nuovo viaggio, destinati a raggiungere Bologna - città che conserva gli studi naturalistici di Ulisse Aldrovandi - facendosi voce di un insospettabile atlante nell'Atelier Maison laviniaturra. Qui, nel grande showroom filiazione di una architettura degli Anni Cinquanta, riconoscibile ed affascinante, all'ombra di un patio immerso nella natura prospiciente i Giardini Margherita, Alessandra Calò ha tradotto Herbarium. I fiori sono rimasti rosa secondo i termini di un disegno che interroga e dialoga con lo spazio dell'atelier rinnovando l'armonia enigmatica e misterica che unisce in maniera inusuale la propria grammatica e le creazioni di Lavinia Turra. La stratificazione che appartiene al linguaggio fotografico e progettuale dell'artista si compenetra con quella che è la sovrapposizione di stilismi, pattern e tessuti della stilista, in un dialogo diarchico, silente ed affascinante, in grado di farsi nuova evocazione e stupente narrazione.
D'improvviso Maison laviniaturra diviene nuovo custode, prezioso scrigno dell'ispirazione e della visione extramaterica di Alessandra Calò. La profondità del suo incedere artistico si mostra quale esperienza di una reversibilità dimensionale, di tempi e luoghi, in grado di 'ricucire' scampoli di vite nel cui alveo casualità e causalità definiscono i poli di un retro mondo invisibile.
Materia ed extramateria, molto spesso, nell'opera della Calò, traducono esperienze che seguono un cadenzato ritmo che non è - solo - quello dello scatto ma anche quello della ricostruzione, di un itinerario a ritroso che trova nel qui ed ora nuova forza. Nel riconoscimento dell'altro da sé per l'altro da sé avviene un sortilegio che delinea i perimetri di una trasformazione in grado di oltrepassare i limiti del noto e di ciò che viene dato per ovvio.
Herbarium. I fiori sono rimasti rosa della Calò gemmerà, giorno dopo giorno, tra i capi della Maison, per affezione e per ciò che Roberto Daolio definiva 'aggregazione per differenza', attraverso una mise en abyme che fa ricorso al principio della genesi del visibile per traslarsi in una prosa dell'essere, del suo status sempiterno, la cui apparizione, per incanto e attivazione sinestetica, si trasfigura in varco immaginifico ed onirico, ove verità storiche, fotografiche, scientifiche e chimiche fanno da eco al sogno della memoria e alla bellezza di ciò che è al di là da venire.
HERBARIUM. I fiori sono rimasti rosa. ©Photo & Courtesy l'artista
Alla festosa serata di opening, il 15 settembre 2022, sono seguiti incontri più raccolti, in cui le visite all'Atelier ed alla mostra hanno gemmato nuovi percorsi fruitivi, intellettivi e di scoperte, chiarendo la meraviglia di muoversi e attraversare una dimensione in cui Arte e Moda dialogano in uno spazio precipuo del creare, ove epifanie e fenomenologie appartengono a quella intelligenza emotiva, profonda ed universale, che fa della tensione verso il Bello Ideale e l'estetica esistenziale quanto di più lontano vi sia dalla superficialità della cosmetica, autoreferenziale e non in grado di lasciar spiraglio di interpretazione del mondo.
L'Arte, se diventa pArte del nostro vivere, dei luoghi che abitiamo, dei capi che scegliamo con cura e indossiamo, si trasforma in una lente per guardare, comprendere e vivere il proprio quotidiano. Non è solo circondarsi di bellezza ma lasciarsi guidare dall'acuta intelligenza emotiva, la sola capace di traslare i processi esistenziali. Mediante tale lente di ingradimento, Alessandra Calò e Lavinia Turra hanno creato una dimensione unica, preziosa, necessaria.
HERBARIUM. I fiori sono rimasti rosa, nella sua veste in Maison laviniturra s'è ammantata di una aura tesa alla 'meraviglia del tutto, quella che insegna a stupirsi ed a comprendere l'alterità, ogni giorno'.
La mostra, visibile al pubblico sino al 31 ottobre prossimo, saluterà chi osa ancora affascinarsi il prossimo 22 ottobre, in un finissage che si propone come possibilità per conoscere o ritrovare l'artista e lasciarsi guidare nella trama di questo progetto.
Vi aspettiamo, per una nuova esplorazione oltre i confini del possibile.
HERBARIUM. I fiori sono rimasti rosa. Maison laviniaturra, 15.09.2022Opening Views © Tommaso Paris
Herbarium. I fiori sono rimasti rosa di Alessandra Calò
Maison laviniaturra, via dei Sabbioni 9, Bologna
Testo Critico di Azzurra Immediato
Dal 15 settembre al 31 ottobre 2022
Dal martedì al sabato, dalle 17:00 alle 19:00
Su appuntamento. Per visitare la mostra, ad ingresso gratuito, è necessario telefonare al 320 9188304
Finissage sabato 22 ottobre 2022
Press: CULTURALIA