Lodovico Pignatti Morano e la Galleria B4
edited by Azzurra Immediato

L'universo delle gallerie private in Italia è, da sempre, multiforme, il che ne fa la sua vena più peculiare. Ciò dimostra alcune cose: in primis la pluralità di visioni che esiste alla base di una presenza così eterogenea e, in secundis, la volontà di credere in un sistema che, nello scambio diretto tra gallerista e artista, curatore, critico e pubblico, trova una dimensione valida all'alternativa istituzionale, senza contare la cosiddetta concorrenza degli 'spazi indipendenti'. Oggi, tuttavia, la categorizzazione tra gallerie segue l'eco di ciò che accade per l'etichettatura assegnata anche agli artisti, rilucendo, in verità, di bagliori che, spesso, altro non sono che riflessi di una gabbia di clichés e mode, superflui rispetto all'attività svolta da un gallerista.
Nel prosieguo delle 'esplorazioni' portate avanti da questa rubrica, la parola è lasciata a Lodovico Pignatti Morano, fotografo e gallerista che a Bologna è il titolare della Galleria B4, la cui affascinante storia ha da poco segnato il giro di boa del suo primo decennio, in un momento estremamente complesso.
La Galleria B4 ha compiuto 10 anni. Un traguardo importante, in un mondo che è cambiato in fretta, quale quello dell'Arte Contemporanea e che, negli ultimi due anni, a causa del Covid19 ha trasformato molti dei suoi parametri. Nel suo primo decennio, cosa può raccontare la B4 di quanto accaduto nel contemporaneo italiano e non solo?
L'arte contemporanea oggi è complessa, ci sono molti artisti giovani e bravi ma si fa fatica a farli emergere, perché gran parte del sistema arte pone maggiore attenzione al discorso economico più che culturale. La Galleria B4, al contrario, cerca di sovvertire questo processo, da sempre. L'arte contemporanea italiana, in verità, appare un po' indietro rispetto alla realtà degli altri Paesi europei e, forse, la causa è da ricercarsi anche nel pubblico. Bologna, la nostra città, ad esempio, in cui B4 opera, ha moltissime potenzialità, è strategica sotto molti punti di vista, purtroppo, però, anche il suo pubblico, certamente molto attento e colto, talvolta si dimostra troppo attaccato a linguaggi tradizionali, quasi avesse paura di uscire da certi schemi 'classici', 'sicuri' mentre dovrebbe avere il coraggio di osare di più.
10 anni di mostre, ricerche, artisti, opere: come è nata la Galleria B4 e quale linea ha perseguito sino ad ora?
La Galleria B4 è nata nel 2011 per volontà di Giorgio Celli che conoscevo; questo spazio era vicino al suo studio, al teatro che aveva - in Via Vinazzetti, nel cuore della cittadella universitaria, ndr - e desiderava dar vita ad un centro artistico in concomitanza con la sua attività culturale al Museo Ca' La Ghironda. Io mi son trovato ad essere suo 'complice' in questa avventura e purtroppo, di lì a poco, la salute gli aveva dato poche speranze e soli tre mesi di vita; fu così che mi chiese di tenere viva la Galleria, continuare la attività e si congedò da amici e persone care in quella che fu una sorta di sua ultima cena. Essendo io un fotografo oltre che appassionato d'arte, non mi sono tirato indietro e ho continuato il percorso intrapreso insieme a Celli, giungendo ormai al 10 anno e, ammetto, è anche qualcosa che mi diverte.
Bologna è una città che ha alle spalle una lunga tradizione di gallerie d'arte private, in che modo il pubblico recepisce tale offerta e ne accoglie istanze, programmi e prospettive?
La lunga tradizione di Bologna e del suo legame con l'arte è nota: dagli artisti, alle gallerie, dai musei ad Artefiera, la prima e più longeva fiera d'arte contemporanea. Tutto, però, forse, va rivisto. Come già accennato, Bologna, è dotata di un potenziale enorme che, però, negli ultimi anni è poco o male sfruttato; basti pensare che ci sono altre città, come Ferrara ad esempio, forse con meno risorse, che riescono ad agire meglio pur non avendo le stesse caratteristiche che ha Bologna nel proprio bagaglio contemporaneo. Anche il pubblico e la politica dovrebbero muoversi in tale senso, affidando alla cultura una rilevanza predominante, sia in ambito pubblico, in caso di musei, sia nel privato, in caso di fondazioni e gallerie, al fine di creare un polo straordinario e teso verso una crescita e uno sguardo verso il futuro, come, ad esempio, fa la Fondazione MAST.
Qual è, oggi, il ruolo fondamentale che Lei assegna alla Galleria B4 e, in generale, alle gallerie d'arte private?
Il mio ruolo, in questo momento, è capire dove andare; il mondo dell'arte come concepito sino ad ora sta cambiando tantissimo, come si suol dire, 'si naviga a vista' con grande incertezza. È perciò necessario solo capire qual è la nuova direzione e quale la sua strada, ma qualcosa deve cambiare. Negli ultimi due anni, complice la pandemia, la digitalizzazione ha preso forza ed è entrata di diritto anche nel mercato; va certamente bene, se funziona come spunto di relazione, visione, rete, ma l'arte, le opere, secondo me vanno toccate, viste, anche per comprendere in fondo le intenzioni di un artista. Insomma, il reale è un'altra cosa.
Gli artisti: la Galleria B4 nei suoi 10 anni di lavoro ha ospitato molti artisti italiani e stranieri. Qual è il rapporto che un gallerista deve intrattenere con un artista con cui lavora? Esiste una regola aurea affinché le linee della ricerca artistica e della visione anche commerciale di una galleria si possono incontrare senza remore e senza compromessi?
Il rapporto che ho con gli artisti è di stima, poi amicizia, senza questi due elementi sarebbe impossibile; di certo è un rapporto anche basato sulla discussione, sul ragionamento; io cerco anche di consigliare loro una prospettiva: spesso, difatti, gli artisti non sono bravi a mostrarsi, a vendersi, ad accattivarsi pubblico e mercato, perciò il mio ruolo è anche quello di accompagnarli in questo processo. Purtroppo non esiste una regola aurea, è una relazione che si costruisce ogni volta: c'è una prima mostra, poi una seconda, eccetera, un meccanismo con cui si conosce l'artista e si riconosce anche una eventuale crescita poetica e di ricerca, cosa che, negli anni, è sempre accaduto.
Le opere, i linguaggi: la Galleria B4 si contraddistingue per una scelta che, sin dai suoi inizi, ha sempre portato avanti, ovvero la libertà di sperimentazione affidata alle diverse grammatiche della pittura, della scultura, della fotografia, dell'installazione e della videoarte. È complicato riuscire a tenere una rotta in una evoluzione così continua?
La Galleria B4 è nata nel segno della libertà e, da 10 anni, si spazia dal linguaggio della pittura a quello della scultura, tuttavia, per deformazione professionale ma non solo, punto anche molto sulla fotografia che, negli ultimi anni, ha trovato anche a Bologna un pubblico affezionato. In un certo senso, quello della B4 è un linguaggio tendenzialmente figurativo, ma non esclusivamente tale, poiché la scelta degli artisti è spesso dettata dalla loro umiltà oltre che dal loro lavoro. In questo periodo, non esiste una vera e propria 'rotta', ovvero, una rotta c'è, c'è una meta, come ci si arriva, oggi, non si sa. Certamente, la Galleria B4, piuttosto indipendente rispetto ad alcune categorie, potrebbe approdare ad una fiera internazionale, per dare spazio ad artisti emergenti, principalmente, ma manca una rete che aiuti tale visione e tale desiderio.
Lei, Lodovico Pignatti Morano, è un fotografo prima che un gallerista: in che maniera riesce a coniugare queste due dimensioni e in che modo essere un artista l'ha aiutata a comprendere le dinamiche della galleria, o viceversa?
Io sono fotografo ma anche un gallerista e questo lavoro senza dubbio mi ha offerto un approccio nuovo, diverso. Mi aiuta certamente anche il confronto con gli altri artisti che, al di là delle pareti della galleria, diviene confronto attivo anche per la mia fotografia. Certamente, fondamentale è il dialogo con i molteplici punti di vista dei visitatori e di altri addetti ai lavori dell'arte contemporanea. Questo lavoro è stimolante sotto molti aspetti, è continua crescita, confronto, non si smette mai di imparare ed aiuta a non chiudersi nel recinto della propria personale concezione.
Dal 2020 tutto è cambiato e, Bologna, come molte città d'Europa, sta continuamente riprogrammando la propria quotidianità. Proprio nel capoluogo emiliano ArteFiera, l'evento più importante del contemporaneo in Italia è stato posticipato a causa della pandemia, portando a rimodulazione anche il programma culturale metropolitano in cui, anche quest'anno, la Sua galleria è coinvolta. Quali sono, secondo lei, i principi di scambio con altre realtà, alla luce di ciò che il Covid e le sue incertezze hanno portato?
Purtroppo ArteFiera Bologna da 2 anni è vittima del Covid19, e la posticipazione al mese di maggio è forse una buona idea; tuttavia, spero che torni a crescere, a riconfermare quel ruolo di fiera di alto riferimento ed è auspicabile un maggior coinvolgimento di gallerie straniere così come l'offrire più spazio ai giovani, altrimenti si rischia di cadere in un circolo vizioso di ripetizione, dannoso, incapace di dare la giusta spinta e la necessaria crescita. Ci sono molte gallerie, anche piccole o giovani, che faticano ad entrare nel circuito delle grandi fiere e che non sono considerate adatte, per motivi puramente legati a costi talvolta esorbitanti. È naturale comprendere che i grandi artisti e maestri del '900 non hanno quasi più bisogno di grandi vetrine, poiché vivono già della loro aurea storica, economica e di collezionismo, quando non addirittura museale. È fondamentale, soprattutto alla luce degli ultimi due anni, ragionare, conoscere e far conoscere il lavoro e la ricerca dei giovani o degli emergenti che da soli non potrebbero avere il giusto confronto con il pubblico che conta; il mondo va avanti a ritmi sempre più veloci, con una rete che è ormai intercontinentale in tempi reale e lavorare sulle nuove generazioni e sui tanti artisti che non sono ancora conosciuti dal grande pubblico è importante, così come sulle giovani gallerie o quelle indipendenti è una delle strade che dovranno essere intraprese. È necessario, perciò, capire e vedere cosa succede cambiando prospettiva, anche in merito al settore investimento: non puntare più solo sul grande collezionismo ma favorire una nuova generazione di investitori, più giovani o semplicemente con capitali di piccola capacità, come accade anche all'estero, dove i giovani appassionati possono collezionare anche con piccole cifre, un estero dove anche il welfare è dalla parte della cultura, aiutando gli artisti o con una iva ridotta. Ciò non significa voltare le spalle al patrimonio e alla storia dell'arte italiana, tutt'altro, le radici sono inviolabili e vanno protette, ma il mondo va avanti e anche il nostro universo deve avanzare.
Il futuro: cosa ha in serbo per il pubblico la Galleria B4 nei prossimi mesi?
Il futuro è lì. La B4 ha mostre in programma per i prossimi mesi, con la speranza che restrizioni e paure non fermino di nuovo tutto, perché le persone, forse mai come adesso, hanno sete di cultura, bellezza, arte, ed è necessario assecondare tale bisogno primario della società. La prossima mostra, che sarà inaugurata sabato 22 gennaio, è una personale dedicata a Giovanni Buffa. Una mostra nata nei giorni in cui il posticipo di ArteFiera ed ArtiCity Bologna 2022 - di cui la programmazione vedeva la B4 tra i protagonisti, ndr - ha costretto la galleria a modificare il proprio calendario e allora si è deciso di proporre al pubblico il lavoro di Buffa, purtroppo scomparso lo scorso anno. Lui, nato a Biella, ha frequentato l'Accademia di Bologna e tra i suoi maestri ha avuto Morandi, Guidi, Mandelli e Manaresi. Ha girato il mondo e vissuto tra l'Europa e l'Africa, dove l'ho personalmente conosciuto e dove una sua opera, considerata troppo 'moderna' dai miei genitori è finita nella mia camera, opera con cui sono praticamente cresciuto. Buffa, senza eredi, considerava ogni suo lavoro come un figlio ma purtroppo, nonostante la caratura del sua grammatica, non ha avuto la giusta fortuna critica. Ho pensato, perciò, di rendergli omaggio con una mostra dedicata alle sue opere su carta e che vuole essere il primo passo per una nuova presentazione al pubblico, anche a quello più giovane, con la speranza che siano apprezzati e compresi il valore e la grande forza espressiva.
L'appuntamento, dunque, è al 22 gennaio alla Galleria B4 di Bologna, con la personale dedicata a Giovanni Buffa e, oltre ai consueti confini che delineano i perimetri del mondo delle gallerie d'arte, l'invito è quello di seguire i prossimi visionari progetti che Lodovico Pignatti Morano intravvede nel futuro.

Photo Courtesy: Galleria B4