Mi presti il tuo spazzolino? - Gian Maria Marcaccini
edited by Azzurra Immediato

"In
una evocazione di oggetti testimoniali, parte di un vissuto
quotidiano, riattualizzato in un rapporto di reciproca rispondenza o
di dialettica opposizione sintattica, lo spazio viene tracciato da
Gian Maria Marcaccini come habitat post-apocalittico,
come luogo di rifugio e soglia da varcare per
entrare nelle maglie di un sopravvivere liminale.
Un ricetto precario eppure raccolto, spaesante eppure intimo, orienta un percorso e una narrazione ritmica e rizomatica affidata all'osservatore, ulteriore testimone di un passaggio astrattivo e rivelativo (da apocalisse, apo-kàlypten:dis-velare) che pone in verità il tempo odierno, delineandone deviazioni, anomalie, segnandone un equilibrio formale erratico, instabile e criptico, controbilanciato da accenti plurali di una cromaticità fluorescente, da linee costruttive, elementi sovrapposti, interconnessi e attigui che compongono un delirio acrobatico sfrontato e ben architettato, un abitare la dimensione del vivere come organizzazione costruttiva del caos, come enigma o indovinello che si risolve e dissolve nell'evidenza o rimane domanda aperta all'infinito."

Prende avvio così, con le parole della curatrice Nicoletta Provenzano, il percorso tracciato da Gian Maria Marcaccini per la personale Mi presti il tuo spazzolino?negli spazi di Curva Pura, a Roma, ancora sino al 20 aprile prossimo. Una mostra che con_fonde in sé differenti istanze che attualizzano la ritualità di un quotidiano mnestico per tracciare un perimetro allegorico che si riveste di una luce immaginifica, ipnotica e perturbante, mentre lo spazio risponde a sollecitazioni di invasione e interazione inaspettata. È forse, l'ambiente ri_creato, una mise en abyme dell'absurde? O è l'assurdo ad essere, semplicemente, più normale e formale di quanto crediamo?
Gian Maria Marcaccini è artista della mutazione semantica e oggettuale, utilizza oggetti e spazio, e loro relazione, quale alveo di una scompaginazione sfidante non già e non solo la certezza percettiva - e la sua stasi - quanto, anticipando corto circuiti di là da venire, l'esperienza della realtà medesima. Ciò che osserviamo, nelle sue opere è reale, metareale o iperreale? Travolge o mette a soqquadro? Deve stupire o spaventare?

"Sculture in gesso, terra cotta e resina, scale telescopiche, prese multiple, giaciglio estativo si dispongono e congiungono come un dispositivo patafisico che concilia l'opposto e il divergente: l'artista conforma/edifica un'esperienza di confine, introducendo all'interno di uno spazio-dimora privato contenente e narrante, riempito e popolato da un affastellamento di elementi in collegamento tensivo cortocircuitante."
Si legge ancora nel testo critico di Nicoletta Provenzano, cui Curva Pura ha affidato la curatela della mostra e si intravvede quella volontà dell'artista di sostare su un varco liminale mentre la sua riflessione diviene, nella traduzione scultorea e di relazione con lo spazio ospite, una traduzione di ordini precostituiti che accelerano o rallentano la dimensione del vivere così come lo conosciamo e al quale, in maniera destabilizzante, siamo abituati.
Se Gian Maria Marcaccini utilizza la grammatica dell'Arte per porre in discussione il linguaggio stesso che le appartiene e che diamo per assodato, in verità, i processi ontologici su cui agisce mirano anche ad evidenziare la necessità di porsi nuovi e necessari interrogativi che afferiscono alla realtà ma che debbono essere ricercati mediante inusitate prospettive. In una lettura eziologica che pospone i tradizionali metodi di interpretazione, Marcaccini lascia che a dialogare con l'osservatore siano oggetti volti ad essere simbologie ancestrali e quotidiane di luminescenza connettiva o di cromaticità energica e profonda, tali comunque da aprire un varco perturbante e di incertezza, frattura dalla quale, tuttavia, si intravvede l'essenza primigenia di una cosmogonia ancora celata.

Se si arretra, per un istante, e si rilegge il titolo della mostra, Mi presti il tuo spazzolino? si avvertirà il primo atto di una azione di stravolgimento. Un titolo che appare decisamente 'assurdo', qualcuno direbbe 'fuoriluogo', una richiesta di intimità inaccettabile da estranei e che mette in bilico le certezze di un sistema sociale precostituito, le cui regole afferiscono al nostro modus vivendi.
Cosa cerca di mostrare ai nostri occhi e alle nostre menti Gian Maria Marcaccini? Cosa indica la transitorietà che emanano le sue opere? Dove è l'inizio e dove è la fine del cambiamento? E dove quelli di ciò che già sappiamo?
Siamo pronti a rimettere tutto in discussione?
Gian Maria Marcaccini |Mi presti il tuo spazzolino?
Curva Pura, Via Giuseppe Acerbi, 1a - Roma
A cura di Nicoletta Provenzano
Opening 18 Marzo ore 18.30-21.30
Fino al 20 Aprile 2022
Orari: su appuntamento - prenotare via mail curvapura@gmail.com o whatsapp 3314243004

Fotografie ©Giorgio Benni, courtesy Curva Pura
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