Napoli, al Museo Archeologico sono tornati i gladiatori
edited by Teresa Peluso

La mostra "Gladiatori" inaugurata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli il 28 aprile, ospita 160 reperti provenienti da siti italiani ed europei. Un percorso espositivo organizzato in cinque aree tematiche: a partire dalle origini dei giochi, in Grecia e in Italia, tenuti davanti alle tombe per onorare i defunti, fino ai combattimenti a scopo politico e alla costruzione degli anfiteatri.
Il mondo dei gladiatori da sempre affascina e incuriosisce tutti, ma quanto ne sappiamo davvero? Il più delle volte la nostra conoscenza è stata influenzata dai prodotti cinematografici di Hollywood. Tante sono le domande a cui dare una risposta e la mostra, in tal senso, diventa occasione di ricerca e momento divulgativo.
Il
percorso espositivo inizia con un rilievo
con scene di spettacoli di gladiatori
proveniente dalla necropoli Marittima di Pompei. Un'opera
in marmo appartenente alla tomba di età neroniana-flavia di Cn.
Allelus Nigidus Maio. Un magistrato a cui è stato dato il titolo di
princeps
munerariorum.
L'opera è composta da tre settori con le varie fasi dei giochi: processione inaugurale, duello tra gladiatori, scene di caccia.
La
mostra prosegue nel grande Salone della Meridiana. All'ingresso un
grande
cratere in terracotta
(IV sec. a.C) proveniente da Canosa con la raffigurazione di lotte
organizzate da Achille in onore del funerale dell'amico Patroclo.
A sinistra sono esposte le lastre in travertino delle tombe a cassa spiovente provenienti dalla Necropoli del Gaudo di Paestum (IV sec. a.C.), dove sono raffigurate scene di caccia al cervo, pugilato, suonatrici di flauto e corse di bighe. Le opere evidenziano come i Romani acquisirono dai Campani i giochi gladiatori.
L'
inizio risale al 264
a.C.,
quando i figli di Giunio Bruto Pera organizzarono dei combattimenti
tra schiavi durante il funerale del padre.
Le prime armature che indossavano i gladiatori richiamavano quelle dei nemici Galli e Sanniti. In seguito cambiarono a seconda della tecnica di combattimento: Provocator, Mirmillone, Trace, Retiario, Oplomachus. Sono esposti pregiati elmi, scudi, pugnali e altri reperti provenienti dal Portico dei Teatri di Pompei. I gladiatori si addestravano nelle scuole.. Bisognava superare un esame di ammissione e alla fine della carriera, i sopravvissuti ricevevano il rudis, la spada di legno che indicava il loro congedo. Inizialmente potevano accedere solo schiavi, in seguito anche cittadini romani. Le scuole erano gestite dai lanisti. Gli allenatori erano gladiatori sopravvissuti, maestri d'armi e i medici non solo si occupavano di curare i feriti ma anche di aiutare nelle strategie di combattimento.
Seppure in minoranza, le donne potevano gestire le scuole o diventare gladiatrici.
Le
ciotole
in esposizione con il cibo
ritrovato nelle aree vesuviane, confermano le abitudini alimentari
descritte nei testi di Tacito, Giovenale, Plinio il Vecchio e Galeno.
Un'alimentazione a base di cereali e legumi, priva di proteine.
Altra
testimonianza notevole sono le epigrafi
ritrovate a Pompei, indicano lo stato giuridico e sociale dei
gladiatori.
Gli anfiteatri erano gli edifici dove si tenevano i diversi spettacoli: dalle esecuzioni dei condannati ad bestias a quelli con le rievocazioni di miti e storie dove gli "attori" morivano interpretando ad esempio Icaro. Erano offerti dagli editor, a Roma questo ruolo era rivestito dall'imperatore.
I gladiatori entravano in scena il pomeriggio, salutavano l'editor e mostravano le armi. Potevano combattere a coppie o con animali (venationes). Un cranio di orso del II sec.d.C. proveniente dalla città romana di Augusta Raurica mostra i segni delle ferite subite prima ancora di combattere.
Durante gli spettacoli la folla urlava e spesso decideva o contestava le decisioni dell'editor. Quando si decideva di dare l'ultimo colpo, quindi di giustiziare un gladiatore, veniva eseguito seguendo un iter preciso. Segni evidenti da esecuzione mortale o da punizione, sono stati ritrovati su diversi scheletri ritrovati a York. Ancora oggi sono in fase di studio, ma dalle analisi eseguite si crede possa trattarsi di gladiatori.
L'anfiteatro
più grande
e conosciuto è il Colosseo, uno dei più antichi superstiti è
quello di Pompei. La Campania vanta tanti edifici da spettacolo
eretti durante l'età romana. Oltre a questi, sono esposti anche i
modelli
dell'Anfiteatro Flavio di Pozzuoli e l'Anfiteatro Campano di
Santa Maria Capua Vetere.
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