Paolo Titolo

10.08.2020

edited by Raffaele Loffredo



Come nascono i tuoi scatti ed i tuoi ritratti e come si è evoluta la tua poetica artistica dagli inizi ad oggi?

Mio nonno paterno era scultore e pittore ed a mia madre, anche se per diletto, le piaceva dipingere. Sin da piccolo ho convissuto con tele e colori e credo che anche questo abbia contribuito a trasmettermi la forza e il potere che possono avere le immagini. Invece a mio padre, cosi come a mio nonno materno, piaceva fotografare e filmare tutti gli avvenimenti familiari. Probabilmente per emulazione a soli 14 anni chiesi a mia nonna materna che mi regalasse un macchina fotografica. Fu una Pentas MX! 

Con questa stessa macchina iniziai la mia carriera di fotoreporter qualche anno dopo.

Erano gli anni 80 e la Sicilia era in mano alla mafia, un movimento chiamato "La Rete" guidato dal  padre gesuita Ennio Pintacuda e Leoluca Orlando, un democristiano onesto in quel momento sindaco di Palermo, affrontava con forza e con coraggio a questo orribile fenomeno. Era un movimento politicamente trasversale, coinvolgeva molti partiti e vaste fasce della società civile. Io come giovane di sinistra mi sentì convocato e partecipai a questa esperienza come fotografo. Iniziai a lavorare per il giornale L'ora di Palermo, quotidiano comunista, anch'esso apertamente impegnato contro la corruzione e la mafia.
Fu in quegli anni che ebbi la possibilità di incontrare molti fotografi, siciliani e di tutto il mondo, da cui ho potuto apprendere che la fotografia poteva essere arte, oltre che denuncia sociale, e che se le due cose potevano convivere nella stessa immagine il potere e la forza di quella foto si moltiplicava.
Purtroppo la mafia vinse, il giornale L'ora fallí e "La Rete" dovette rinunciare alle speranze e alle aspettative create in quegli anni.
Io rimasi senza lavoro e anche per colpa di alcune minacce personali causate dal mio impegno fotogiornalistico decisi di lasciare la Sicilia e cercare lavoro fuori dall'isola. Erano gli anni 90, iniziai a collaborare con agenzie fotografiche internazionali che mi portarono in giro per il mondo a fotografare eventi sociali e politici di interesse per importanti testate giornalistiche. Queste esperienze mi permisero di crescere professionalmente e umanamente e soprattutto maturare come artista. Oggi, nei miei progetti, l'impronta giornalistica è predominante e anche se è aumentata l'esigenza estetica la valenza sociale rimane indispensabile.

Quale può essere il ruolo e la funzione sociale dell'arte oggi, in riferimento anche all'universo lgbt da te ampiamente trattato?

Può essere importantissimo, e spesso lo è: pensiamo a la trascendenza che ha una canzone cantata da John Lennon, un film interpretato dall'attore del momento, un quadro dipinto da Picasso, o una mostra fotografica di Sebastiao Salgado e a quante persone ricevono i loro messaggi.

Per cui è cruciale che coloro che, per ragioni artistiche o altri motivi, si convertono in personaggi mediatici siano coscienti della responsabilità che hanno rispetto alla loro udienza e che non pensino soltanto ai loro benefici economici pero riflettano sul danno o beneficio che possono generare con il loro lavoro.

Anche gli artisti meno conosciuti o con un pubblico minore devono essere coscienti che possono dare un messaggio e che hanno il potere di di avvicinare le persone a argomenti spesso controversi come per esempio la omosessualità o la transessualità. 

Da qualche anno sto fotografando persone trans, nelle loro case, cosi come sono, ritraendo scorci della loro vita quotidiana. 

Le mostre e i libri realizzati con queste foto anno il fine di avvicinare a questo complesso tema persone che altrimenti non avrebbero mai riflettuto su l'esistenza di questo mondo e soprattutto che i transessuali sono persone normali come tutti noi.

Raccontami un tuo progetto futuro e cosa ti auguri possa scaturire dalle tue fotografie in relazione alla attuale situazione socio-politica mondiale?

Realmente ho il sogno di riprendere un progetto che ho interrotto innumerevoli volte. 

Tratterebbe della religione sincretica a Cuba. 

É molto difficile perché in parecchi rituali non è possibile fotografare. 

Mi entusiasma perchè è un progetto che voglio sviluppare con mia figlia che pur non essendo un fotografa professionista considero che abbia molto talento. 

Non credo che le mie opere possano trascendere mondialmente pero spero possano fare riflettere alle persone che assisteranno alle mie mostre. 


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Paolo Titolo