Pignasecca, tra mercato e devozione
edited by Teresa Peluso

Pignasecca: il significato del toponimo
Il nome del rione deriva da una leggenda secondo cui esisteva una pineta, detta orti del Biancomangiare, abitata da tante gazze. Un giorno una di queste scoprì il vescovo a letto con la perpetua. Il vescovo si vendicò scomunicando le gazze, i pini si seccarono e il rione fu così chiamato "Pignasecca". Altra leggenda narra che nel XVI secolo, per costruire via Toledo, furono distrutte le zone verdi limitrofe alla via. Rimase così un solo pino dove si rifugiavano le gazze ladre. Il pino si seccò a causa dei danni subiti durante i tentativi dei residenti di mandare via gli uccelli.
Il Mercato
Della Pignasecca si vedono i muri, sorgenti però dalla folla, invece che dal suolo; tutto il resto non è che frutta, verdura, carne, pesce, olive, vino e ogni altro cibo o bevanda esistenti, offerti in vendita nel più clamoroso dei modi; la Pignasecca è il ventre di Napoli, le automobili contenenti feriti gravi per l'Ospedale dei Pellegrini la percorrono a passo d'uomo, se la percorrono: o almeno chi deve morire muore, ma non senza aver rivolto un'ultima occhiata ai fichi secchi e al baccalà fritto, non senza definitivamente valutare ciò che lascia. Addio, "paste cresciute","pizze", "sfogliatelle", "pastiere", "babà": valeva la pena di sfacchinare per voi.
San Gennaro non dice mai no. G.Marotta. Bompiani. Pag.117
Chi attraversa il rione della Pignasecca si ritrova in un tripudio di colori di un mercato a cielo aperto che si sviluppa lungo le strade; tra i banconi del pesce, frutta, pane e indumenti si l evano le voci dei venditori che si disperdono nel crocevia di persone che dalla zona di Montesanto si dirige verso quella dei decumani, via Toledo e viceversa.
Dalla Cumana alla Funicolare
A Montesanto c'è la stazione della cumana, inaugurata nel 1884 e della funicolare aperta qualche anno dopo, nel 1891. Grazie al restyling filologico del 2008 ad opera di Silvio D'Ascia, la stazione è stata dichiarata monumento nazionale. Si può ammirare il loggiato superiore con una terrazza panoramica e le architetture liberty originali.
Nel 2016 la stazione è stata intitolata a Petru Birladeanu, giovane musicista rumeno, vittima innocente della criminalità organizzata nel 2009.
La stazione è stata anche set cinematografico per diversi film: Un marito per Anna Zacchèo di Giuseppe De Santis, il Giudizio Universale di Vittorio De Sica, Le Quattro Giornate di Napoli di Nanni Loy, Napoli Violenta di Umberto Lenzi (1976), Questi fantasmi di Renato Castellani (1967), Morte di un matematico napoletano di Mario Martone (1992).

La chiesa di Santa Maria di Montesanto
La chiesa fu edificata nel XVII secolo ad opera dei Carmelitani siciliani su progetto di Pietro de Martino. La cupola fu realizzata da Dionisio Lazzari. Dopo la soppressione dell'ordine si stanziarono i padri Barnabiti che fondarono l'istituto di San Francesco Saverio dei Bianchi.
Non tutti sanno che nella chiesa sono sepolti il compositore Alessandro Scarlatti detto il palermitano, morto nel 1725 e Pasquale Cafaro, maestro di musica alla corte di Ferdinando IV e della regina Maria Carolina D'Austria.

Porta Medina
Eretta nel 1640 da Ramiro Filippo de Guzman, duca di Medina e distrutta nel 1847. Di questo importante ingresso alla città resta solo lo stemma di Cosimo Fanzago e un'epigrafe ubicata su un edificio di fronte alla stazione di Montesanto:
FU IN QUESTO LUOGO / PORTA MEDINA / COSTRUITA DAL VICERE' / DI QUEL NOME / NELL'ANNO MDCXL / DISTRUTTA / PER PUBBLICA UTILITÀ / NELL'ANNO MDCCCLXXIII.

Street Art
Sono sempre più numerosi gli artisti che hanno lasciato negli ultimi anni un'opera di street art sulle mura. Tra questi spicca un murales realizzato da David Vecchiato dal nome Cucù..Tetè in ricordo di Mattia Fagnoni, un bambino morto all'età di 7 anni per una malattia rara.
Non poteva mancare un omaggio alle famose gazze e al tema, purtroppo ancora molto attuale, il coronavirus. Nel 2020 l'artista Vittorio Valiante ha realizzato sulle mura della stazione della cumana di Montesanto dei personaggi che illustrano desideri e speranze delle persone in un momento difficile come quello della pandemia.
Museo della S.S. Trinità dei Pellegrini
E poi si varca la soglia dell'Ospedale dei Pellegrini e ci si ritrova in un luogo distante e lontano dal contesto. Tra le mura di cemento si conserva il complesso della Santissima Trinità dei Pellegrini, un museo di straordinaria bellezza che racconta il vissuto di questa antica istituzione. Basti pensare che questa realtà esiste ed è attiva dalla sua fondazione del 1578. Nel tempo da Casa Ospitale divenne ospedale sanitario. Visitare questo museo atipico significa visitare due chiese, Mater Domini del '500 e la chiesa della S.S.Trinità del '700, il Salone del Mandato dove un tempo si faceva la lavanda dei piedi ai pellegrini che avevano bisogno di assistenza, la Sala della Vestizione dove ancora oggi i confratelli indossano l'abito di rappresentanza durante le cerimonie, la Terrasanta , il Coro ligneo, un percorso tra dipinti, sculture lignee, arredi sacri e testimonianze di chi è stato e ancora appartiene all'ordine.