Riabilitazione Emotiva un progetto di Veronica Tancorra & Matteo Franco

26.07.2021

edited by Azzurra Immediato

Ottica Contemporanea e Beyond the Borders, con le sue Esplorazioni, affrontano, questa volta, un terreno dai confini molto particolari; non un luogo fisico, geografico in cui la fotografia ha agito determinando una precipua mappatura, bensì qualcosa che è traccia dell'invisibile racchiuso e custodito dall'inconscio. È ciò che Veronica Tancorra & Matteo Franco hanno definito 'Riabilitazione Emotiva' da cui sono derivate dinamiche e processi estetici e formali in grado di portare a galla l'altrimenti detto, l'impalpabile esperito e metafora esistenziale.

Per Beyond the Borders - Exploration hanno deciso di raccontare a Voi lettori qualcosa in più che scelgo di anticipare mostrandovi in anteprima alcuni passi di un concept scritto dai due artisti e che, in qualche maniera, non solo precorre il progetto ma ne amplifica e sublima il quid speculativo che, intanto, è stato già selezionato per alcuni importanti premi.

"Non ci sono molte certezze al giorno d'oggi su cui contare se non quella che tenersi le persone accanto o trovarne con le quali condividere il proprio cammino non sia facile." Affermano sin da subito. "Non è facile perché si è circondati da molte, troppe, scelte diverse. Non si ha più voglia di approfondire una conoscenza perché è troppo faticoso e, spesso, le persone deludono e sono , imprevedibili, regalano gioia ma ancor di più dolore."

Si comprenderà che l'emotività, nel nostro già fragile tempo, mette in atto una serie di processi che si muovono sopra e sotto la superficie delle pelle umana, intesa come confine visibile e invisibile dell'universo sensibile. Veronica Tancorra & Matteo Franco riflettono sul fatto che "Non ci si lega agli altri e non ci si mette in gioco a meno che il gioco non sia costituito da regole ben chiare. Le relazioni sono basate perlopiù sulle apparenze, non si va oltre l'aspetto fisico e le ricchezze materiali, considerate certezze, infatti, si è pieni di cose ma vuoti di sentimenti e emozioni. Conta molto di più viversi il momento e non costruire una catena di attimi di qualità che creano una storia."

Certamente la pandemia ha messo a dura prova quella che è dichiaratamente una sottesa "condizione di instabilità emotiva e sentimentale" acuendo un momento storico in cui "Le relazioni si autodistruggono perché spesso mancano di stabilità, sono composte da individui egoisti e autoriferiti che non sono in grado di donarsi l'un l'altro. La condizione di solitudine ha accentuato questo carattere creando una bolla di insensibilità intorno a noi, la quale non permette di far fluire le emozioni in libertà e quindi di poter entrare in contatto con l'altro."

Riabilitazione Emotiva è perciò pensata ed elaborata come "una via d'uscita"...


Come è nato il progetto Riabilitazione Emotiva e quali sono stati i processi e le dinamiche che ne hanno definito il percorso progettuale e formale?

M.F. Il progetto è nato dalla necessità di raccontare il nostro stesso stato emotivo ed è scaturito da una lettura del mondo che ci circondava. Il processo è stato abbastanza naturale e spontaneo, abbiamo cercato di tradurre con figure retoriche la nostra percezione di soffocamento emotivo.

V.T. Il progetto Riabilitazione Emotiva è nato da delle mie recenti esperienze relazionali per cui ho trovato dei muri emotivi nel prossimo, abbiamo quindi provato a raccontare questi blocchi emotivi e a cercare una soluzione per scioglierli. Il processo si è sviluppato dal confronto delle mie esperienze e di quelle di Matteo che hanno portato alla realizzazione del progetto.


Come definite il concetto di 'Riabilitazione Emotiva'?

M.F. Il concetto di Riabilitazione Emotiva si può sintetizzare in un AZIONE volontaria e consapevole di tornare a sentire. Finalmente liberi dai muri della paura e dell'apatia.

V.T. Per quanto mi riguarda è un percorso per tornare a vivere le proprie emozioni, ma sopratutto il contatto con l'altro.


Nel concept che accompagna il vostro progetto, parlate di 'via d'uscita'. Da cosa è necessario fuggire e cosa, invece, è ancora indispensabile portare con noi?

M.F. Non userei il termine fuggire, bensì tornare ad appropriarsi di una sensibilità autentica, smettere di fuggire dalla paura del dolore e da una logica edonistica per buttarsi a capofitto nel ventaglio delle emozioni.

V.T. In realtà non è necessario fuggire da nulla, anzi il contrario bisogna restare attaccati al proprio io e sentirsi così da riprendere coscienza di se. Riconoscersi fragili e liberi di essere deboli perciò capaci di essere vulnerabili e sensibili all'amore e al dolore.


Avete sviluppato 'riabilitazioni emotive' attraverso il linguaggio della fotografia ma anche da un testo che, per l'appunto, diventa interpretazione teatrale e performance audiovideo. Quale strada avete seguito per interpolare i diversi linguaggi?

M.F. DI base è nato tutto spontaneamente e dal desiderio di trasmettere queste forti sensazioni e emotività.

V.T. È nata dalla necessità di arrivare oltre la sola rappresentazione grafica e dall'interpolazione delle nostre competenze ma anche dalla necessità di esprimere a voce la carica emotiva del testo scritto.


Infine, cosa avete previsto per il futuro di 'riabilitazioni emotive'? In che modo il pubblico puo' conoscere l'opera e l'intero lavoro formalizzato?

M.F. Riabilitazione Emotiva è parte di un corpus più ampio che stiamo sviluppando. Attualmente è possibile vederlo sui nostri canali social, ma puntiamo alle gallerie e ad una possibile esposizione.

V.T. Sicuramente è un progetto in evoluzione, la nostra ricerca artistica è improntata su questi temi relativi al contattato umano ed ai rapporti sociali. Il pubblico momentaneamente ha accesso al lavoro sui nostri social ma ci auguriamo di accedere a gallerie o ad altri spazi espositivi.

"Il progetto artistico è costituito da una serie di fotografie e un testo scritto e interpretato a voce in un video" si legge ancora nel concept di Veronica Tancorra & Matteo Franco e, inoltre, anticipa anche altro: "L'attrice di teatro Marzia Meddi interpreta la donna spenta e truccata di bianco nelle foto che rappresenta l'essere umano inabile a sfondare la barriera in plexiglass trasparente, l'attuale condizione di apatia, per entrare in contatto fisico e emotivo con l'altro. Oltre l'ostacolo troviamo 4 persone che simulano i rapporti umani liberi fatti di gesti e sguardi. nella composizione troviamo anche una figura che interroga lo spettatore per coinvolgerlo attivamente nel problema e metterlo in condizione di agire lui per primo contro la barriera. I tubi rossi sono conduttori d'aria che portano sostentamento, come vene che portano sangue e ossigeno, a chi ne ha necessità. Ognuno di noi nella condizione di necessità della donna ha bisogno di ricevere quel sostentamento eppure non si può sapere da chi e cosa ricevi dall'altro, il rischio e il coraggio nel lasciarsi andare all'amore di qualcuno sono quindi il vero ostacolo da superare. Nella sequenza vediamo come approccio verso l'esterno della prigioniera gradualmente si sviluppa, e con esso anche il suo grido d'aiuto erompe attraverso i suoi occhi."

Nell'ultima frase del contributo concettuale è, infine, racchiuso un punto decisivo dell'intero processo maieutico di Riabilitazione Emotiva, con cui salutiamo i lettori, invitandoli ad una necessaria e profonda riflessione su quanto i due artisti hanno fatto affiorare: "In ultimo grazie all'azione concreta del passare oltre il muro riesce finalmente a romperlo e a congiungersi in un abbraccio con l'altro dal quale si sprigiona il nostro mondo interiore e tutto il dolore e la gioia del tornare a vivere le emozioni e le relazioni."


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