Sotto Pelle - Fabrizio Simone

14.03.2022

Sotto PELLE è il titolo della mostra che l'artista Fabrizio Simone inaugurerà venerdì 11 marzo, alle ore 18.00, presso l'Associazione culturale TRAleVOLTE di Roma, diretta da Francesco Pezzini.

Per l'autore abruzzese (Chieti, classe 1979) si tratta della prima personale site-specific allestita in uno spazio della capitale con il coinvolgimento dei curatori Maila Buglioni e Ivan D'Alberto che firmano anche i testi critici della mostra.

Il medium privilegiato dall'artista abruzzese è la pittura che nel progetto espositivo romano trova uno dei momenti più alti della sua ricerca artistica.

[...] Lavori pittorici che osano rappresentare ciò che quotidianamente non è possibile mostrare ovvero noi stessi e, precisamente, ciò che ognuno di noi possiede "sotto pelle" e che rimane celato al vedere ottico. [...] Così Maila Buglioni focalizza uno degli aspetti centrali del lavoro di Fabrizio Simone evidenziando il desiderio dell'artista di valicare, attraverso il mezzo pittorico, il limite che ci impone la natura umana.

[...] Sfumatura dopo sfumatura - prosegue Buglioni - Simone ci lascia osservare le tante stratificazioni apposte sulla tela fin tanto da dar origine ad un vero e proprio piano: una superficie spessa, incrostata col fine di fingersi "epidermide" e arrivando a porci di fronte a ciò che siamo, alla cruda e nuda realtà del nostro essere. [...]

Ivan D'Alberto, invece, pone l'accento sulla "verità orrorifica" della pittura di Simone che si mescola ad una dimensione "erotica" palesata attraverso una "compenetrazione delle carni". [...] E' qui - scrive D'Alberto - che il "paesaggio" pittorico si trasforma e cambia totalmente raccontando metaforicamente di "spasmi muscolari", "flussi e getti organici" misti a "sangue e a umori" che trascinano l'anima verso un meraviglioso Inferno che, visivamente, appaga più di ogni Paradiso. Il "corpo" soggetto privilegiato nella narrazione di questo autore - prosegue D'Alberto - non è solo rappresentato attraverso il linguaggio pittorico, ma si fa carne proprio attraverso il pigmento. Il colore rosso, nelle sue moltitudini sfumature, compone la stratificazione di un "corpo" o parte di esso: tocco dopo tocco, tono su tono le masse corporee prendono volume e consistenza. [...]

La mostra, ad ingresso libero, potrà essere visitata fino al 25 marzo secondo i seguenti orari: dal lunedì al venerdì dalle h17:00 alle h20:00

Per ulteriori informazioni:

Associazione culturale TRAleVOLTE

Piazza di Porta San Giovanni, 10 - 00185 - Roma

Tel: +39 06 70491663 - +39 06 77207956

email: tralevolte@gmail.com

website: https://www.tralevolte.org/


sotto pelle | fabrizio SIMONE

di Ivan D'Alberto

[...] Lo spettatore che viene da noi saprà di venire

a sottoporsi ad una vera e propria operazione,

dove non solo è in gioco il suo spirito, ma i suoi sensi e la sua carne. [...]


Antonin Artaud, Il teatro e il suo doppio, 1938



Jean Clair, autore del noto pamphlet De Immundo. Apofatismo e apocatastasi dell'arte di oggi, edito nel 2005 da Abscondita (Milano), se avesse avuto modo di imbattersi nel lavoro di Fabrizio Simone molto probabilmente non avrebbe avuto alcuna remora nel collocare la ricerca di questo artista nella sua disanima dedicata all'arte dell'abiezione.

Non perché Fabrizio Simone utilizzi nel suo lavoro materiale organico come feci, sangue, urina o sperma, ma semplicemente perché i temi trattati appartengono alla "viva carne" e a tutto ciò ad essa correlata.

Parliamo di un linguaggio pittorico dove i colori sono "l'humus" da cui prende vita la sua produzione; nel suo lavoro la pittura è "fertilizzante" grasso dove si "annidano" contemporaneamente la vita e la morte.

E' ben noto come tra gli interstizi delle carcasse umane sia possibile trovare batteri che, nel processo di decomposizione, proliferano e generano vita, ma i brandelli di un corpo divelto, dilaniato e perlustrato in ogni suo angolo più recondito sono allo stesso tempo la cartina tornasole di una vita passata, che non c'è più.

Quella di Fabrizio Simone è una produzione che indaga la pittura intesa come materia organica e non come medium creativo.

Il "corpo", soggetto privilegiato nella narrazione di questo autore abruzzese, non è solo rappresentato attraverso il linguaggio pittorico, ma si fa carne proprio attraverso il pigmento.

Il colore rosso, nelle sue moltitudini sfumature, compone la stratificazione di un "corpo" o parte di esso: tocco dopo tocco, tono su tono le masse corporee prendono volume, consistenza.

L'atto finale si rivela con la stesura di una pellicola rosa, un incarnato che sigilla quanto di più pulsante e magmatico si cela sotto-pelle.

Il lavoro, però, non si compie con la costrizione della carne in un involucro: la tela di lino, su cui le stratificazioni di colore si susseguono viene girata e mostrata pubblicamente.

In questo modo Fabrizio Simone mostra ciò che abitualmente non dovrebbe essere mostrato: mette in contatto un mondo interno, organico, composto da funzioni biologiche e pulsazioni sanguigne, con un mondo esterno dove ogni cosa deve essere a suo posto, secondo regole precise.

L'artista mette in mostra l'atto creativo in tutte le sue fasi, narrando, in maniera abbietta, una carne viva, nell'istante prima dell'inizio dei processi decompositivi.

La verità orrorifica della pittura si mescola a quella erotica attraverso una compenetrazione delle carni paragonabile solo a quella del membro che oltrepassa il "limite" di un altro corpo.

E' qui che il paesaggio si trasforma, cambia totalmente: "spasmi muscolari", "flussi e getti organici" misti a "sangue e a umori" di ogni sorta trascinano l'anima verso un meraviglioso Inferno che, visivamente, appaga più di ogni Paradiso.


sotto pelle | fabrizio SIMONE

di Maila Buglioni


Memori di lontani ricordi, indecifrabili ad una prima visione, ma capaci da riattivare antiche memorie di immagini da ricercare in un passato affatto lontano, le tele di Fabrizio Simone (Ortona, 1979 - vive e lavora a Chieti) ci trasportano in un altrove apparentemente non definibile. Una pittura pastosa, la sua, composta da tinte vive in cui si ritrovano tanti spunti visivi: dal corpo di sapore cubista del Picasso di Les demoiselles d'Avignon (1907) ai piaceri mediterranei della pratica pittorica del Novecento italiano evocando le membra straziate di celebri dipinti di Guttuso (La Crocifissione, 1941).

"Carnalità" è la parola chiave. L'idioma racchiude in sé un cospicuo numero di opere, qui presentate solo in parte. Lavori pittorici che osano rappresentare ciò che quotidianamente non è possibile mostrare ovvero noi stessi e, precisamente, ciò che ognuno di noi possiede "sotto pelle" e che rimane celato al vedere ottico. Del rosato, proprio dell'epidermide, qui resta ben poco per dar spazio al rosso sangue delle arterie che attraversano il corpo umano generando una visione, forse, riluttante ma a tratti sorprendente. Chi altro si era spinto così in là se non Picasso ed i suoi amici dei vari movimenti d'avanguardia? Facendo tesoro dell'insegnamento dei suoi illustri predecessori, Fabrizio Simone ci invita a scrutare le sue tele sfidandoci a non chiudere gli occhi al loro cospetto. Flebili rimandi a membra concrete, a figure sensuali che immediatamente svaniscono lasciandoci cullare dai forti colori che fanno capolino rispetto a forme certe e definite.

Sfumatura dopo sfumatura Simone ci lascia osservare le tante stratificazioni apposte sulla tela fin tanto da dar origine ad un vero e proprio piano: una superficie spessa, incrostata col fine di fingersi "epidermide" e arrivando a porci difronte a ciò che siamo, alla cruda e nuda realtà del nostro essere. Tuttavia, l'artista va oltre.

Non si accontenta di mostrarci solamente il suo lento lavoro. Una volta conclusa l'opera viene girata col fine di ostentare al pubblico la stessa tela di lino su cui la superficie pittorica è poggiata. Al pari della carne e delle funzioni biologiche evocate, il fare pittorico è qui reso ancor più percepibile evidenziando un concetto affine ad entrambi: l'organicità del corpo e della pittura. Fabrizio Simone, lungi da scabri intenti, si accinge a porre in dialogo universi che altrimenti non avrebbero relazioni immediate: interno ed esterno, sangue e pelle sono lì davanti ad i nostri occhi. Spetta solo a noi, affamati osservatori, prendere coscienza di ciò che l'arte, coadiuvata dalla scienza, oggi ci mostra.


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